La categoria Bodybuilding Classic nelle federazioni Natural

A cura del giudice Alfredo Tessitore
(in foto Lorenzo Buganè vincitore Assoluto Classic Physique 2022)

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Quest’anno di gare mi ha dato modo di riflettere ancora di più sull’ambiente del bodybuilding, in
particolare quello legato ai circuiti Natural.
La Classic physique o bodybuilding Classic (MCP) è di “invenzione” IFBB, nata per andare incontro a quello che sembrava un crescente disinteresse degli appassionati nei confronti della Open Class, categoria di punta, che col passare del tempo ha spesso deluso le aspettative e non ha più proposto campioni che potessero attirare un pubblico più ampio.

Un tempo tutti gli appassionati volevano essere come Arnold, oggi un numero sicuramente inferiore vuole essere come Ramy.
La Classic physique nei circuiti che ruotano intorno al Mister Olympia è una categoria che impone un limite di peso relativo all’altezza, non di certo quello dei nostri HP, ma comunque pone un freno ai potenziali di crescita dei culturisti che praticano la nostra disciplina con determinati approcci.

È quindi una categoria che evoca (già dal nome) un look ed un posing che strizzano l’occhio ad un bodybuilding che ormai era dimenticato ed inoltre non permette una crescita esponenziale delle masse, che al giorno d’oggi sono diventate in media di gran lunga superiori a quelle mostrate nelle prime edizioni della massima competizione della nostra disciplina. In pochi anni (ne sono bastati veramente pochi, circa tre) l’interesse mediatico ha puntato gli occhi sempre più sulla Classic, facendola diventare un vero e proprio riferimento per tutti gli appassionati.

Ben presto questa categoria si è diffusa in tutte le federazioni, sbarcando anche in quelle Natural, con la stessa rapidità ed irruenza con cui si diffuse la men’s physique (MP) una decina di anni fa.
Ricordo che quando ci furono le prime esibizioni dei MP c’era poca chiarezza sui canoni di categoria e i giudizi ed il look dei ragazzi in gara erano i più vari e disparati, cosa anche normale per una divisione che non era mai stata vista prima: c’era bisogno di campioni da seguire.

Con la Classic il fenomeno è simile, ma non identico perché parte da presupposti completamente diversi.
Chiunque abbia un minimo interesse verso la cultura fisica ha sicuramente impressa nella mente la figura di Arnold, Zane, Nubret, Robinson: sono sagome così iconiche che hanno ispirato la nascita della categoria.
Se nelle federazioni “open” la presenza della MCP ha un senso chiaro, nelle federazioni Natural non può e non deve avere lo stesso significato.

La lotta al look freak nell’ambiente natural è sconosciuta per ovvi motivi: non esiste crescita smisurata.
Partendo dunque da questo concetto, la categoria MCP assume un aspetto che dovrebbe porla “in cima” a tutte le altre categorie poiché le caratteristiche principali di un buon Classic devono essere date da un ottimo compromesso di proporzioni, simmetrie e linee date da una muscolatura sapientemente costruita su un telaio dotato di quelle qualità che sono tanto ambite (o meglio, dovrebbero essere ambite) da ogni praticante.
Minori masse?
No. Non ha senso, il limite posto nella IFBB è per motivi sacrosanti per quel tipo di federazione, ma SCONOSCIUTO ed inutile per le federazioni dove l’uso di farmaci è bandito.
Minore tiraggio?
No. Non ha senso, anche se nella grande maggioranza dei casi un tiraggio estremo, che va tanto di moda oggi, tende a peggiorare e a non valorizzare le proporzioni dell’atleta.

Benissimo, con questi presupposti la Classic tra i Natural dovrebbe essere quella categoria dove partecipano i migliori, quelli che più incarnano il prototipo del culturista inteso alla maniera dell’epoca d’oro.
Paradossalmente dovrebbe essere la categoria più selettiva, più cattiva e meno abbordabile tra tutte.
Detto questo, bisogna fare una dovuta disamina al posing.
Dico sempre ai miei ragazzi che il posing è l’unica “prestazione” che il culturista esegue nel momento della gara.
Ho studiato tanto, “rubando” dai grandi del passato e facendomi insegnare ancora meglio da chi sui massimi palchi della Golden Era ci è stato centinaia di volte, vincendo tutto: Robby Robinson, che è resterà sempre il mio riferimento fisico.
È giusto che il posing venga usato per esaltare le qualità di un atleta, ed è anche giusto che venga usato per camuffare sapientemente i difetti che tutti abbiamo, tuttavia oggi si tende ad estremizzare qualsiasi tipo di posa obbligatoria, con mezze torsioni, sagome asimmetriche e movenze così gentili da poter sconfinare in altre discipline ai nostri antipodi.

E poi?
Nei posedown assenza di fantasia e soprattutto pochissime di quelle decine di pose non obbligatorie che nelle esibizioni dei Mr Olympia degli anni 70 ed 80 fioccavano e lasciavano a bocca aperta.
Erano tutte pose Muscolari, eleganti e pur sempre studiate e costruite sui muscoli.
Nei rounds delle simmetriche ad esempio erano in pochissimi (e spesso mal considerati) quelli che non si impostavano mostrando la loro sagoma in maniera perfettamente ortogonale allo sguardo dei giudici… basta pensare che nelle laterali non esisteva alcun tipo di torsione a favore del pubblico:
si restava di fianco, braccia lungo il corpo, sfoggiando un’ampiezza toracica che oggi non si vede più.

I MCP che attualmente calcano il palco del Mr O. hanno come riferimento un ottimo Bumstead, che, guarda caso, rispetta il più possibile la vera classicità del posing, avendo una struttura muscolo-scheletrica eccellente, con ottimi equilibri, frutto di una ottima genetica e di una grande gestione degli sviluppi muscolari.
Tale approccio al posing è diventato raro nelle federazioni Natural, dove ogni mossa è valida per nascondere difetti muscolari, posturali e di proporzioni.

Dura, durissima (dovrebbe essere) la legge del Culturismo, e dovrebbe esserlo ancor di più nella Classic.

Una volta, parlando con dei cari amici, dissi che secondo me in ambito Natural la Classic dovrebbe essere quella categoria in cui l’atleta deve sentirsi “laureato”, dovrebbe essere il punto di ARRIVO di chi oltre ad avere una buona fortuna genetica, ha saputo negli anni costruirsi con criterio, cercando di azzerare carenze…invece noto con grande dispiacere che si tratta della nuova men’s physique, un punto di partenza per chi non riuscirebbe a vincere una categoria di peso e per chi non ama stare sul palco col bermuda da surfista.

Questo è lo specchio della situazione attuale del Bodybuilding, in particolare del settore drug free, sempre troppo all’inseguimento di quelle mode e quei canoni che sono dettati da chi si prepara con un supporto ormonale esogeno e quindi può ambire a differenti risultati finali, differenti orizzonti e limiti di altro tipo.

Che senso ha imitare i gesti di chi corre in Moto GP se corri in bicicletta?
La più grande ambizione di un culturista in principio era quella di “imitare il dio greco” (cit.), ovvero di costruire il proprio corpo tramite una consapevole e progettata crescita muscolare, messa in evidenza da una percentuale di grasso molto bassa. Qualcuno adesso starà pensando “caro mio, sei vecchio nel pensiero, le cose cambiano, altrimenti in Formula 1 girerebbero ancora con le macchine a forma di sgarro”.

Sarà così, e devo dire che ho accettato l’idea, seppur squallida, che oggi vengano premiati atleti più per lo sviluppo di alcuni gruppi muscolari e per una condizione molto spesso superiore anche a quella di chi usa supporto chimico, nonostante grosse carenze muscolari, strutturali ed estetiche.

Ho sentito spesso dire che “un Natural può spingersi con la condizione oltre l’enanched”, verissimo, ma a che pro visto che così facendo si ottengono quasi sempre corpi poco armonici e mal costruiti nella loro totalità?
Ma ripeto ho imparato a tollerare questo aspetto, sebbene non riesca a non ammettere che sia di una tristezza incredibile.

Non dovrebbe essere però tollerabile nella Classic.
L’abbiamo voluta a tutti i costi nelle Federazioni Natural? Benissimo, diamo a questa categoria il senso che merita.
Lasciamo che i numerosissimi nuovi fenomeni che presentano uno sviluppo notevole di determinati gruppi muscolari e tiraggi estremi vadano a combattere nelle categorie di peso o nelle HP e facciamo in modo che la Classic sia considerata a tutti gli effetti la categoria che REALMENTE evoca un Culturismo più severo e selettivo, il Culturismo che fece dire a Ken Waller nel film documentario Pumping Iron “…[Mike Katz]..ha la braccia troppo piccole se comparate al petto”, mentre parlava con Robby Robinson.

Da sempre e per sempre l’unica grande ed infinita missione del vero Culturista (natural) sarà la ricerca delle proporzioni perfette e le proporzioni perfette possono ottenersi con una base fortunata e con una grande abilità nel gestire la propria crescita, facendo dei propri punti carenti veri e propri punti di forza.

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